Cosa sono?
I disturbi di personalità, a differenza dei disturbi dell’umore e dei disturbi d’ansia, non sono caratterizzati da sintomi specifici, ma attengono piuttosto alle modalità con cui si è soliti valutare gli eventi e con cui ci si relaziona agli altri, cosa si pensa in certe situazioni e come si reagisce ad esse, colorandosi solitamente di rigidità e inflessibilità. Psicologo Milano Problemi Relazionali
L’individuo con un disturbo di personalità ha spesso difficoltà a instaurare rapporti sociali soddisfacenti o efficaci, e modalità che, seppur nucleari della sua persona e stabili da tempo, risultano non funzionali alla sensazione di soddisfazione dei propri obiettivi esistenziali. Ciò fa sì che un’eventuale sintomatologia specifica riscontrata (depressione, ansia, abuso di sostanze, disturbo alimentare) sia secondaria ad una personalità inflessibile costruitasi da tempo.
Chi ha un disturbo di personalità, difficilmente fa richiesta in maniera spontanea e volontaria di un aiuto specialistico, proprio perché ad entrare in gioco è la propria persona: cosa è solito pensare, come è solito reagire, come è solito relazionarsi con il prossimo. Più di frequente, invece, viene spronato a chiedere aiuto da un familiare o da un amico, sensibilizzato dalla presenza di difficoltà proprie o altrui indotte dal suo comportamento.
Aree d’intervento:
Disturbo evitante di personalità
Disturbo dipendente di personalità
Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità
Disturbo borderline di personalità
Disturbo narcisistico di personalità
Disturbo istrionico di personalità
Disturbo antisociale di personalità
Disturbo paranoide di personalità
Disturbo schizoide di personalità
Disturbo schizotipico di personalità
Negli anni 90 esisteva una concettualizzazione dei Disturbi di Personalità come condizione grave e sostanzialmente incurabile (Sperry, 1995).
Da allora molto sembra cambiato sia nella concettualizzazione sia nella pratica clinica. Sebbene alcuni terapeuti non si sentano in grado di aiutare tutti i pazienti con disturbo di personalità, esiste un crescente consenso riguardo la possibilità di aiutare molti pazienti con gli attuali trattamenti.
La concettualizzazione attuale dei disturbi di personalità è nettamente più articolata e ricca rispetto a 20 anni fa e questo per via della mole di ricerca che su questi disturbi è stata prodotta negli ultimi anni. Nello specifico, la tendenza attuale è quella di concettualizzare i disturbi di personalità tenendo conto non soltanto degli aspetti caratteriali e di personalità ma anche di quelli temperamentali e neurobiologici. Per temperamento si intende l’influenza genetica e costituzionale esercitata sulla personalità, mentre per carattere s’intende l’influenza appresa tramite il processo di socializzazione.
Inoltre, la diagnosi dei disturbi di personalità oggi può essere molto più raffinata e precisa per via degli strumenti diagnostici sempre più sofisticati che la ricerca clinica ha prodotto.
In passato era la psicoanalisi a occuparsi quasi esclusivamente dei disturbi di personalità; i trattamenti psicoanalitici di lunga durata erano infatti considerati la prima scelta per la cura di tali disturbi. Le finalità di tali trattamenti consistevano nella modificazione del carattere ma i risultati non erano incoraggianti nemmeno per coloro con prognosi favorevole. In generale, le strategie utilizzate riguardavano l’adozione di un approccio passivo ed esplorativo da parte del terapeuta, con l’utilizzo dell’interpretazione.
Oggi i trattamenti sono più strutturati e i clinici assumono un ruolo molto più attivo; in aggiunta, molti trattamenti derivano direttamente dalla teoria e sono stati sottoposti a verifica in ricerche che li hanno confrontati con altri approcci o modalità quali la farmacoterapia o i trattamenti di gruppo. La terapia cognitiva, la terapia interpersonale e alcune forme di terapia psicodinamica sono state appositamente modificate per essere efficaci con i disturbi di personalità.
Inoltre, anche la ricerca farmacologica mirata a specifici disturbi di personalità ha fatto notevoli progressi. Fino a poco tempo fa, i clinici concordavano sull’inutilità dei farmaci per i disturbi di personalità. Al contrario, oggi si crede che i farmaci possano e debbano essere impiegati per modificare le dimensioni di base della personalità.
Inoltre, pare sempre più indispensabile un approccio integrato nel trattamento dei disturbi di personalità. Stone (1993), per esempio, suggerisce la combinazione di tre approcci: interventi di sostegno, particolarmente importanti per la costruzione dell’alleanza terapeutica e un trattamento terapeutico specifico per modificare gli schemi interpersonali disfunzionali. Altri clinici evidenziano come la combinazione dei farmaci con psicoterapie individuali e di gruppo possano aumentare l’efficacia reciproca degli interventi. Soltanto pochi anni fa il proliferare di approcci combinati sarebbe stato giudicato “eretico” e soprattutto inutile. Oggi, invece, questa è l’attualità del trattamento dei disturbi di personalità.